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La nascita tra le mani

La nascita tra le mani

Archivi della categoria: Maternage

Il Giudizio nella Nascita

17 martedì Nov 2015

Posted by Marika Novaresio in Gravidanza, Maternage, nascita

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Tag

fisiologia della nascita, giudizi, Michel Odent, nascita, riflesso di eiezione del feto

Traduzione di: Judging Birth

Autrice: Rachel Reed

 

Lasciarsi andare nella danza della Nascita

 

Artwork by Amanda Greavette

Il comportamento delle donne, nel corso dei secoli, è stato sottoposto a giudizio e controllo. Ci è stato chiesto di essere “brave e buone” – ossia di non creare problemi agli altri.

Proprio in questo contesto si inserisce anche il discorso sul “comportamento durante il parto”: un atto primordiale e selvaggio. Il nostro modo di lasciarci andare dando alla luce è radicato nel sistema limbico, l’area del cervello che abbiamo in comune con tutti gli altri mammiferi.

Nelle ondate del parto abbiamo bisogno di mettere a tacere la neo-corteccia – la parte razionale del nostro cervello.

Il risultato è un atteggiamento istintivo e “animalesco”.

Dal momento che siamo individui unici ed irripetibili, è chiaro che ogni attitudine è a sua volta unica ed irripetibile. Alcune donne sentono di voler stare in silenzio, calme. Altre sentono di voler vocalizzare, in una sfumatura ancestralmente selvaggia. Altre ancora, poi, abbracciano entrambe queste manifestazioni, nelle varie fasi del travaglio. Proprio come accade nell’intimità sessuale di coppia (a sua volta regolata dal sistema limbico) ci sono affinità nei comportamenti umani, ma siamo tutti diversi.

L’idea che ci sia un modo giusto o sbagliato di comportarsi durante il parto è inutile e giudicante.

Capita che il “restare calme e controllate” venga considerato il modo migliore di partorire. Quante volte è capitato di sentir descrivere in termini positivi una donna che, dando alla luce, “era controllata e, respirando, ha semplicemente dato alla luce il proprio bambino”?

Di rimando, una donna che si Manifesta in modo sonoro capita che sia incoraggiata a respirare (affinché smetta di urlare e gridare) e a concentrarsi. Questo tende a verificarsi più sovente in strutture che non possono assicurare l’intimità ad ogni donna in piena danza della Nascita, così si chiede loro di rimanere calme per non “spaventare le altre donne”.

Queste donne vengono anche descritte come donne che “non sanno accogliere e gestire” – quando, in realtà, accogliere e gestire sono aspetti importarti, anche a voce alta. Sono piuttosto coloro che stanno accanto che non sanno accogliere e gestire.

Michel Odent ha spiegato come un’intensa ed atavica paura e la sensazione di “perdersi” sia spesso sperimentata vicino alla fine del travaglio per facilitare il riflesso di eiezione del feto.

Non tutte le donne lo vivono e questo può accadere anche perché chi sta intorno interviene per calmare la donna e incoraggiandola a mantenere il controllo di sé.

Non sono solo gli altri, ma capita che siano le madri stesse a giudicarsi  per avere “perso il controllo” e aver “fatto rumore”. E’ molto triste che una donna si trovi a scusarsi per la competenza del proprio comportamento istintivo – eppure accade.

In aggiunta esistono anche corsi di preparazione alla nascita con lo scopo di insegnare a rimanere calme e sotto controllo durante il parto. Sfortunatamente alcune donne che hanno studiato questo tipo di training si possono sentire un fallimento quando i loro istinti prendono il sopravvento e si manifestano con vocalizzi.

Forse la nostra società è spaventata dalla potenza primordiale e ancestrale che emerge durante la Nascita – con essa si manifesta una donna connessa che esprime l’immenso potere e la profondità femminile. La reazione è quindi quella di chiuderla e zittirla e di incoraggiarla a comportarsi come una “brava ragazza” di modo da non turbare nessuno (inclusa se stessa).

Qui potete vedere un bellissimo esempio di una madre che si lascia andare in modo istintivo e sonoro.

 

 

Iniziamo ad onorare il nostro Lasciarsi Andare, qualunque esso sia!

Non importa che una sia calma e si concentri silenziosamente o che vocalizzi e si abbandoni in modo primordialmente selvaggio – è uguale e meravigliosamente unico.

Le ostetriche possono chiaramente aver bisogno di conoscere la donna che hanno di fronte per comprendere (con quello spirito intuitivo e creativo di sintonia) se, in un dato momento, una donna sta lasciando andare il suo competente istinto selvaggio o se ha bisogno di un supporto genuino votato all’empowerment. Parlare e fare un percorso con lei prima del parto può essere davvero utile. In aggiunta può essere importante farle sapere e ricordarle che troverà tutta l’accoglienza e la comprensione.

E’ anche fondamentale che le donne sentano altre storie di nascita per interiorizzare il fatto che ognuno di essi assume le proprie sfumature.

 

La scelta e le esperienze di parto

 

Artwork by Amy Swagman

 

 

Le donne possono anche essere giudicate (e giudicarsi) per il tipo di parto. Una partita senza vincitori.

Se si sceglie un cesareo elettivo senza indicazioni mediche, è possibile sentirsi giudicate (anche da se stesse). Se si sceglie un parto non assistito, è possibile sentirsi giudicate.  E così via per ogni tipo di nascita in merito alla quale altri hanno un’opinione o un giudizio su ciò che si deve o non si deve fare.

Non c’è un modo corretto di partorire.

Nel caso di donne e bambini sani, una nascita fisiologica e indisturbata è di base l’opzione più sicura.

Tuttavia, ogni diade fa il suo percorso.

La scelta che una donna fa in merito al proprio parto, sulla base di una consapevole ed informata valutazione dei rischi e benefici merita davvero tutto il rispetto. Il perno della questione è un altro ossia la garanzia che ogni donna abbia acceso alle adeguate informazioni da accogliere nel proprio percorso di vita e tramite le quali formulare la proprio scelta – e non sulla scelta in sé.

Ci possono essere nette differenze tra un parto descritto sui testi e le reali percezioni di una mamma. Appare chiaro che “la cartella del parto” non è correlata alla percezione che una donna ha del proprio parto. E’ importante chiedere ad una donna come si sente in merito al proprio parto, piuttosto che creare interpretazioni in base alla forma degli eventi. Spesso le sensazioni sono ancorate alle premure e al rispetto ricevuto (o all’assenza di essi) piuttosto che al fatto inteso in senso puro ed astratto.

Ogni nascita è preziosa – anche ovviamente quelle che non sono andate come pianificato o sperato.

Il senno di poi è una cosa meravigliosa: può capitare di guardarsi indietro per poi dirci che avremmo tanto voluto sapere X perché così non avremmo fatto Y che si è concluso con Z. Alcune donne, per esempio, scelgono il parto in casa basandosi sulla precedente esperienza di nascita che, col senno di poi, avrebbero voluto vivere differentemente.

E’ solo per via di quella precedente esperienza che hanno esplorato e interiorizzato questi aspetti legati al dare alla luce e a se stesse. Quella precedente insoddisfacente (e in alcuni casi traumatica) esperienza ha gettato le basi per la crescita personale.

Alcune volte il parto non va come programmato perché la situazione, se lasciata così, andrebbe incontro ad un esito drammatico. In questi casi, interventi appropriati e rispettosi possono e devono salvare le donne e i loro bambini. Tuttavia le donne spesso tendono a dubitare del proprio corpo e quindi possono reagire giudicando se stesse e qualificando la propria esperienza come un fallimento.

In conclusione

Non cè un modo corretto di partorire o di comportarsi durante la nascita. In quanto donne e madri siamo spesso sottoposte a giudizi (da parte nostra o di terzi).

E’ proprio giunto il momento di nutrirci e supportarci a vicenda e singolarmente.

 

Original post: Judging Birth

This post is also available in Spanish at Placentera.

Tuteliamo la salute in gravidanza e nel parto, ovvio! Ovvio?

21 mercoledì Gen 2015

Posted by La nascita tra le mani in Benessere, Gravidanza, i diritti della donna e del bambino, Maternage

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Tag

cesareo, diritto alla salute, ecografie, fisiologia della nascita, nascita, normativa

Parlare di diritto alla salute ai giorni nostri può sembrare così scontato,
da non ottenere più di una fugace attenzione.

Salute, però, non è puramente una meccanica assenza di malattia,
è benessere psicofisico.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il diritto alla salute implica “sostenere gli individui nel raggiungimento del più alto livello possibile di salute e benessere”.

La definizione di Salute cui l’OMS fa riferimento consiste in “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non solo nell’assenza di malattia o d’infermità”.

L’assistenza alla maternità non può quindi ridursi alla sopravvivenza di madre e figlio (“Signora, suo figlio è vivo, cosa vuole di più?”), ma deve mettersi a disposizione come fautrice di benessere psicologico ed emozionale, durante la gravidanza, il parto, nell’accoglienza del bambino e nel puerperio.

L’OMS* ha indicato 15 raccomandazioni basilari per il parto, sottolineando così la valenza del termine “salute”:

1. Per il benessere psicologico della neo-madre deve essere assicurata la presenza di una persona di sua scelta – famigliare o non – e poter ricevere visite nel periodo post-natale.

2. A tutte le donne che partoriscono in una struttura deve venir loro garantito il rispetto dei loro valori e della loro cultura.

3. L’induzione del travaglio deve essere riservata solo per specifiche indicazioni mediche ed in nessuna regione geografica si dovrebbe avere un tasso superiore al 10%.

4. Non c’è nessuna giustificazione in nessuna regione geografica per avere più del 10% – 15% di cesarei.

5. Non c’è nessuna prova che dopo un precedente cesareo sia richiesto un ulteriore cesareo per la gravidanza successiva. Parti vaginali, dopo cesareo, dovrebbero venir incoraggiati.

6. Non c’è nessuna indicazione per la rasatura del pube e per il clistere prima del parto.

7. La rottura artificiale delle membrane, fatta di routine; non ha nessuna giustificazione scientifica e se richiesto, si raccomanda solo in uno stadio avanzato del travaglio.

8. Il monitoraggio elettronico fetale, fatto di routine, deve essere eseguito solo in situazioni mediche particolarmente selezionate e nel travaglio indotto.

9. Si raccomanda di non mettere la donna nella posizione supina durante il travaglio e parto. Si deve incoraggiare la donna a camminare durante il travaglio e di scegliere liberamente la posizione per lei più adatta al parto.

10. L’uso sistematico dell’episiotomia non è giustificato.

11. Il neonato in salute deve restare con la madre ogni volta che le condizioni dei due lo permettano. Nessun processo di osservazione della salute del neonato giustifica la separazione della madre.

12. Si deve promuovere immediatamente l’inizio dell’allattamento persino prima che sia lasciata la sala parto.

13. L’allattamento costituisce l’alimentazione normale e ideale del neonato e dà allo sviluppo del bambino basi biologiche ed effetti impareggiabili.

14. Durante il travaglio si dovrebbe evitare la somministrazione routinaria di farmaci se non per casi specifici.

15. In gravidanza si raccomanda un’educazione sistematica sull’allattamento al seno, poiché attraverso un’educazione ed un sostegno adeguato tutte le donne sono in grado di allattare il proprio bambino al seno. Si deve incoraggiare le madri a tenere il bambino vicino a loro e di offrirgli il seno ogni volta che il bimbo richiede. Si raccomanda di prolungare il più possibile l’allattamento al seno e di evitare il complemento di aggiunte. Una madre in buona salute non ha bisogno di alcun complemento fino a 4 – 6 mesi di vita del bambino.

Sono raccomandazione “nuove”, che di nuovo hanno poco nulla, se non che testimoniano la difficoltà di radicamento nel sostrato medico-culturale di questi principi fondamentali per una Buona Nascita.

Sulla base di queste indicazioni, è nato il Disegno di legge 2006 :
‘Norme per la tutela dei diritti della partoriente, la promozione del parto fisiologico e la salvaguardia della salute del neonato’
del quale mi preme riportare l’art. 1.1 a) promuovere un’appropriata assistenza alla nascita, tutelando i diritti e la libera scelta della gestante;
b) assicurare la tutela della salute materna, il benessere del nascituro e quello delle famiglie nell’esperienza della genitorialità;
h) assicurare la qualità dell’assistenza ostetrica e pediatrico/neonatologica nel periodo perinatale da valutare con indicatori adeguati sull’impiego e sui risultati delle pratiche raccomandate sulla base delle prove scientifiche, a partire dal tasso di prevalenza di allattamento esclusivo al seno all’atto delle dimissioni dal reparto;
i) contrastare le disequità territoriali e sociali di accesso ai servizi per la tutela materno-infantile, anche per la popolazione immigrata, mediante l’adozione del modello operativo basato sull’offerta attiva.

Questa presa di posizione del nostro governo (per quanto sia stata in nuce) è a suo modo incoraggiante.

Siamo tutti responsabili e agenti attivi all’unisono, in questa sfera.
Vedere e ricevere input da più fronti è fondamentale, a maggior ragione se provengono dallo Stato, nostro garante.
Può fungere anche da sprone per ricordare che esistono davvero dei diritti di cui renderci portavoce.

Troppi parti vengono sacrificati nel nome di una tutela difensiva (anche e soprattutto legale).
Troppi cesarei prendono piede per moltissime ragioni, troppe poco plausibili e, tra di esse, quella di proteggere la madre ed il bambino da sofferenze.

La sofferenza di madre e bambino, in quei contesti, è reale, ma da dove nasce?
Il cesareo, come qualche altra manovra artificiosa, può (potrebbe!) essere davvero la risposta necessaria e benefica, ma a volte è davvero tale solo se ci ostiniamo a guardare l’ultimo tratto di un lungo percorso.

Cosa ha indotto il meccanismo di reazione fisico-ormonale della madre e del bambino ha mettersi in uno stato di allerta e sofferenza? La madre si sentiva a sua agio? Si sentiva protetta e ascoltata? Poteva muoversi? Era bloccata o libera di esprimersi totalmente? Ha subito pressioni a suon di orologio?

L’esempio del cesareo è usato come lampante portavoce di tutte quelle varie influenze la cui vantaggiosità in termini di salute e benessere, è in dubbio.

Pensiamo alle ecografie.
Alcune donne riferiscono di esser sottoposte a controlli ecografici mensili o bisettimanali, per quasi la totalità dei 9 mesi. Si tratta sicuramente di uno strumento efficace ed importante a livello diagnostico, ma, come si suol dire, in medio stat virtus.

L’Accademia Americana delle Scienze (PNAS) che supporta le raccomandazioni della Food and Drug Administration (ente statunitense per il controllo sui farmaci) mette in guardia contro l’uso di ecografie in gravidanza fatte senza indicazione medica e a scopo commerciale.

A scanso di equivoci, non si vuol demonizzare, tutto il contrario, semmai si tratta di riportare questi controlli ad un piano umano e mediato.

“Il risultato non va interpretato come un allarme nei confronti dell’ecografia”, spiega il neurofisiologo Piergiorgio Strata, dell’università di Torino. “Si tratta piuttosto di invocare il principio di cautela, riconoscendo che questa è una tecnica utile ma della quale non si deve abusare. Va fatta solo quando è necessario”.

A questi dati scientifici e analitici, vanno aggiunte tutte quelle contaminazioni psicologiche ed emozionali che ne derivano.

Una madre resa dipendente dai continui e ripetuti controlli, perde o abbassa drasticamente la consapevolezza verso il proprio corpo.
Con un atto di esclusiva fiducia e dipendenza verso la tecnologia, sacrifica il contatto con se stessa e il proprio bambino.

Questa non è salute, perché non è benessere. E’ solo una passiva e pericolosa delega, non priva conseguenza.

La tecnologia medica è diventata taumaturgica rispetto a paure e timori insiti nel percorso di nascita; paradossalmente, però, la paura e le complicazioni del parto sono aumentate.

E’ importante, quindi, innestare un processo di umanizzazione della nascita.

La salute della diade necessita di tutela sin dall’inizio:
ha bisogno di fiducia ed accoglienza, per poter preservare la sua fisiologia.

Questa è salute, questo (e molto altro ancora) è il benessere

salute nel parto
Artwork: Steve Gribben

Placenta encapsulation

30 giovedì Ott 2014

Posted by La nascita tra le mani in Benessere, Maternage, nascita

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placenta

La pratica della placenta encapsulation è attualmente molto diffusa in America e in Gran Bretagna).
Nonostante la placentofagia accomuni i mammiferi, è tuttora poco conosciuta e ancor meno quotata.
Chi ha potuto assistere al parto di un animale (mammifero) domestico,
ha uno strumento in più per comprendere la naturalità del fatto : sanno ciò che fanno e che fa bene al loro corpo!
Poiché l’ingestione della placenta è ancora collegata a qualche reticenza,sono nate pratiche alternative.

Oltre allo smoothy – una sorta di frullato a base di latte e di frutta al quale si aggiunge questo pezzetto di placenta (che non lascia gusti particolari), possiamo citare la “placenta encapsulation”

A livello fattuale, il processo che si articola in questi passaggi :
– cottura a vapore con limone e zenzero (o nulla),
– essiccazione in forno con sportello semi-aperto o con un essiccatoio,
– macinazione in polvere
– incapsulamento : consigliate le capsule a base vegetale da ingerirne da due o tre o piu’ al giorno.

Perché ingerire la placenta?

Come già detto, nel mondo mammifero è una pratica istintiva, naturale.

I vantaggi sono davvero tanti.
Essa aiuta a equilibrare gli ormoni, ad aumentare l’energia e, contestualmente, offre un supporto all’allattamento.

E’ stato evidenziato il suo influsso sulla riduzione dei tempi di recupero nel post parto : grazie al suo apporto, contribuisce all’equilibrio del corpo psico-fisico attenuando o evitando i “baby blues”.

La sua azione determina anche un accorciamento dell’emorragia post partum, l’aumento dei livelli di ferro e assiste al ridimensionamento dell’utero.

Sostanze contenute nella placenta:

– Gonadotropina – il precursore di estrogeni, progesterone e testosterone
– Prolattina – promuove l’allattamento
– L’ossitocina – per il dolore prodotto durante l’allattamento per facilitare il legame tra madre e bambino. Si tratta di una fenomeno rilevante perché promuove un sentimento di connessione con gli altri, tanto da esser spesso definito come l’ormone dell’amore
– Interferone – stimola il sistema immunitario a proteggere contro le infenzioni. Stimolante la tiroide – aumenta l’energia e aiuta a riprendersi da eventi stressanti
– Cortisone – combatte lo stress e sblocca depositi di energia
– Le prostaglandine – anti-infiammatorio
– Emoglobina – riempie carenza di ferro e anemia
– Gammaglobuline – Immune Booster che aiuta a proteggere contro le infezioni post partum
– Fattore di inibizione Urochinasi & Factor XIII – ferma l’emorragia e migliora la guarigione delle ferite

La placenta è una risorsa endogena,
anima esteriore,
nonna interiore,
dolce della mamma,
casa del bambino
il gemello interiore.

placenta encapsulation

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assistenza casi giurisprudenziali cesareo consenso informato diritti diritto alla salute ecografie episiotomia esame vaginale fisiologia della nascita giudizi kristeller medicalizzazione Michel Odent nascita normativa pavimento pelvico perineo petizione placenta riflesso di eiezione del feto sentenze intorno alla nascita

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